Lo stesso Browder è intenzionato a scalare i gradi della giurisdizione Usa con il suo esperimento, dicendosi pronto a pagare fino a un milione di dollari per assistere chiunque abbia una causa in arrivo davanti alla Corte Suprema Usa.
Lo stesso sistema è stato messo alla prova nella discussione di casi più di uso quotidiano, sempre però in ambito di contestazione. Tenendo fede al claim a favore dei consumatori contenuto nel suo brand, l’intelligenza artificiale di DoNotPay (“Non pagare”) è stata sperimentata il mese scorso.
Così il chatbot si è fatto le ossa mettendo in discussione una bolletta di Comcast per la connessione internet, contestandone la qualità e minacciando azioni legali. Nel demo postato da Browder, sempre su Twitter, il chatbot usa toni abbastanza secchi ed esagera i danni subiti, esattamente come farebbe una persona di fronte al customer service di una utility.
Do Not Pay sostiene che le enfatizzazioni dei toni saranno smussate nella versione definitiva, che – promette – sarà molto educata e utilizzerà toni ben più pacati. Intanto il chatbot di DoNotPay ha ottenuto uno sconto mensile di dieci dollari, dimostrando una buon mix di competenza tecnica e capacità dialettica, che ora sarà messa alla prova in aula.
Solo un consulente (per ora)
L’intelligenza artificiale in ambito giuridico è già stata introdotta, ma dall’altra parte, come giudice, per la formulazione delle imputazioni, come in Cina, o per valutazioni sulla base di parametri precisi. Funzionalità semplici che però aprono questioni etiche enormi, come sempre quando si tratta di decisioni che coinvolgono direttamente persone.
Fonte: Nel tribunale Usa arriva l’avvocato robot: debutto in aula a fine febbraio